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PIETRO PANZERI: PIONIERE DELLA CHIRURGIA ORTOPEDICA

Pietro Panzeri nacque a Sormano, un piccolo paese in Vallassina sul declivio meridionale del monte Torretta, il 27 Novembre 1849. Primogenito della famiglia ebbe una sorella di vent'anni più giovane di lui: Anita Panzeri. Il padre, Angelo Panzeri di origini lecchesi, fu medico condotto a Sormano; la madre Margherita Bolzani Panzeri, originaria di Como, fu una piccola proprietaria terriera, con possedimenti anche a Cucciago, dove dimorò per lungo tempo.

Pietro Panzeri compì i primi studi a Como frequentando il Liceo Classico Alessandro Volta.
Nel Giugno del 1866, in un clima fervente di ideali patriottici, Pietro Panzeri, diciassettenne, interruppe gli studi e si arruolò come soldato volontario nella legione di Guardia Nazionale Mobile, sotto le bandiere garibaldine. Durante la Terza Guerra d'Indipendenza, prese parte alle operazioni compiute a difesa delle valli dell'Adda e dell'Olio, cioè delle strade militari per i valichi dello Stelvio e del Tonale.
Terminata la guerra, nell'ottobre del 1866 Pietro Panzeri fece ritorno a casa e riprese gli  studi, non dimenticando mai il drammatico periodo vissuto. Compì gli studi universitari guadagnandosi l'ammissione nel prestigioso collegio privato Ghisleri di Pavia. Ed è proprio in questo periodo che, ancora studente, cominciò a svilupparsi in lui, la prima idea di fondare un istituto ortopedico nazionale sull'esempio dell'Istituto Ortopedico di Firenze.
Laureatosi nel 1872, Pietro Panzeri si stabilì a Milano, dove principalmente visse. Iniziò la sua carriera come funzionario all'interno dell'Ospedale Maggiore. Nel 1873 compì il proprio tirocinio pratico di medicina occupandosi di oculistica e successivamente di chirurgia. Uomo di intelletto innato, seppe andare oltre la normale cultura accademica, possedette una sete di sapere e di conoscenza che spaziò dalla medicina, all'arte, dalla filosofia alla politica. Nel 1875-76 collaborò alla pubblicazione della "Enciclopedia Medica Italiana" e agli "Annali di medicina e chirurgia".

Durante il periodo della sua definitiva formazione, Gaetano Pini, medico e filantropo livornese fondò, con l'aiuto della carità cittadina, la Scuola dei Rachitici con lo scopo di accogliere, nella struttura, giovani e bambini colpiti da rachitismo e offrire loro un insegnamento scolastico, unitamente alle necessarie cure mediche. Inizialmente la Scuola ebbe la sede in una vecchia casa situata in via Sant'Andrea; ben presto, in seguito al riconoscimento della sua importanza, fu trasferita in Vicolo Rasini,  in un edificio più adeguato alle proprie esigenze, dove la Scuola assunse la fisionomia di istituto, riconosciuto a tutti gli effetti nel 1876. Il nuovo edificio, ampio ed accogliente, fu ricavato da una dimora patrizia del primo settecento, con portici che, chiusi da vetrate, permettevano la ricreazione dei bambini anche nel periodo invernale; all'interno, sale ampie e luminose ospitavano comodamente le aule, la cucina e tutti i servizi necessari.

Nel 1876 Panzeri, il cui destino si incrocerà presto con quello di Gaetano Pini, ebbe l'opportunità di viaggiare in Europa, frequentando le principali cliniche e ospedali esteri, principalmente a Londra, dove poté confrontare le conoscenze acquisite e compiere ulteriori esperienze. Oramai conscio dei propri mezzi, il Panzeri, intuendo il bisogno di una maggiore specializzazione della medicina ortopedica e la carenza di sviluppo delle tecniche in tale settore, cominciò a trattare in modo specifico e approfondito le questioni legate alle deformità del corpo umano; primi importanti passi in un campo che lo vedrà sempre più protagonista.
Negli stessi mesi, accanto all'Istituto per Rachitici, Pietro Panzeri aprì un Ambulatorio Ortopedico, il primo che sorgesse in Italia, all'interno del quale i pazienti, colpiti da varie deformazioni fisiche, venivano accolti, visitati e quindi sottoposti ad innovative operazioni di chirurgia ortopedica da lui eseguite. Interventi che permisero ai pazienti di ottenere miglioramenti stupefacenti, fino ad allora insperati.
I risultati positivi degli interventi chirurgici praticati  aumentarono rapidamente le richieste di cura, evidenziando presto l'inadeguatezza della struttura. Per tali ragioni il vicino Istituto dei Rachitici, nella persona di Gaetano Pini, considerò l'opportunità di riunire le due istituzioni in un'unica struttura, investendo le proprie risorse economiche per la costruzione di un nuovo complesso ospedaliero che avrebbe ampliato le funzioni dell'Istituto, aggiungendo alle sezioni di asilo e di ambulanza esistenti, una terza sezione di infermeria, sotto la direzione del Panzeri, che avrebbe così sostituito l'Ambulatorio Ortopedico.
La raccolta di fondi per l'acquisizione di un nuovo terreno fu difficile e incerta. Decisivi furono i contributi di alcune pubbliche sottoscrizioni e dell'intervento della Cassa di Risparmio delle Province Lombarde che, dopo le iniziali incertezze, permisero all'Istituto di avviare, nel 1880, la costruzione della nuova sede in un'area allora appartata della città, presso l'attuale piazza Cardinal Ferrari. Il nuovo edificio sorse rapidamente e fu inaugurato il 31 Ottobre 1881.
Da allora Panzeri ebbe un ruolo attivo anche nella direzione dell'Istituto dei Rachitici insieme al Pini, ma proprio da questa collaborazione nacquero i primi disaccordi sulla politica di sviluppo.
Grandi progressi erano stati compiuti dalla prima aula per 15 bambini in via Sant'Andrea e dal piccolo Ambulatorio Ortopedico per giungere al Pio Istituto di piazza Cardinal Ferrari, tanto che si diffuse presto la convinzione di poter andare oltre i traguardi fin li raggiunti realizzando finalmente un grande ospedale. Ma per quanto generosa poteva essere l'iniziativa, altrettanto gravi erano le incognite verso i possibili finanziamenti; l'unica sicura fonte di introiti, infatti, proveniva dai soci di una Associazione formatasi proprio a sostegno dell'Istituto dei Rachitici. Il Panzeri considerò possibile un impegno tale da permettere all'Istituto di non limitarsi alla funzione di scuola, asilo e ambulatorio ma, col tempo, di trasformarsi in un importante centro per la cura di tutte le molteplici deformazioni del sistema osseo-articolare. Il progetto, però, apparve al momento prematuro e di complessa attuazione, in rapporto alle disponibilità effettive dell'Istituto; questa indecisione e preoccupazione sugli investimenti futuri alimentarono un disaccordo tra Gaetano Pini e Pietro Panzeri che inevitabilmente portò a prese di posizione differenti arrivando, da parte di quest'ultimo, fino all'abbandono della direzione dell'Istituto dei Rachitici.
Le loro strade dunque si separarono, ma entrambi continuarono caparbiamente a lavorare per veder realizzati i loro progetti.
Panzeri, conscio delle proprie capacità e tenace nel realizzare gli obiettivi che si era proposto, associatosi con un gruppo di amici e di assistenti, riuscì ad istituire nel 1882, in via Unione a Milano, la Poliambulanza: un ambulatorio ortomorfico ricalcato sul modello del Policlinico da lui osservato a Vienna. Trasferita prima in via Fieno e poi in via Arena, la Poliambulanza, tuttora operante e intitolata al nome di Giuseppe Ronzoni, fu una associazione di ambulatori distinti in tre sezioni: quella dei rachitici e dei deformati, diretta dal Panzeri; quella delle malattie degli occhi e quella delle malattie della pelle dirette dai colleghi.
Dopo la sua morte venne intitolata a Pietro Panzeri una via adiacente alla struttura della Poliambulanza.
Nonostante le difficoltà l'attività lavorativa di Pietro Panzeri non conobbe soste, anzi fu un intensificarsi di impegni e di iniziative.
Per lui non fu sufficiente intravvedere e raggiungere nuovi traguardi nel campo della medicina ortopedica, ma altro importantissimo obiettivo fu quello di poter divulgare, nel miglior modo possibile, tali conoscenze così da poter diffondere il proprio operato e la propria esperienza. Per questo nel 1884 con la collaborazione del chirurgo torinese Fedele Margary fondò la rivista "Archivio di Ortopedia". Nella presentazione pubblicata nel primo fascicolo si legge: "Il periodico tratterà dell'Ortopedia in tutta la sua estensione dei suoi naturali confini, in tutta l'ampiezza del suo odierno sviluppo, nell'intento di elevare il concetto dell'arte dell'ortopedista fino ad oggi singolarmente falsato dai pregiudizi e compresso entro i limiti di convenzionali capitoli". Questa rivista, esistente tutt'oggi, rimase per un trentennio, a parte brevi parentesi, l'unica rivista specialistica italiana di ortopedia.
Unitamente a questa importante iniziativa, favorì la nascita di uno specifico corso di insegnamento dell'ortopedia nelle università di medicina ottenendo negli anni 1884-85 l'istituzione nell'Università di Pavia della prima cattedra di ortopedia del Regno con effetti legali e Pietro Panzeri vi fu nominato libero docente.
Nel 1887, dopo la prematura scomparsa di Gaetano Pini, il Consiglio di Amministrazione  dell'Istituto dei Rachitici nominò Pietro Panzeri direttore. Personaggio estremamente semplice e carismatico allo stesso tempo, fu un amministratore scrupoloso e attento, voleva "saper tutto ciò che succedeva all'interno del 'suo' Istituto". La sua attenta gestione permise alla struttura anche di ampliarsi con la costruzione di nuovi padiglioni. Lavoratore instancabile e esigente nei confronti dei propri collaboratori, fu tra i primi a sperimentare su larga scala il trattamento radicale incruento della lussazione congenita dell'anca e a trattare i principi del raddrizzamento forzato del ginocchio valgo, contribuendo in maniera determinante a conferire all'Istituto dei Rachitici il grosso prestigio a livello nazionale che ancora oggi possiede.

Al Panzeri spetta il merito di aver impartito all'Istituto dei Rachitici, successivamente intitolato a Gaetano Pini, la fisionomia di ospedale chirurgico specializzato di avanguardia; sulla medaglia coniata per la ricorrenza del centenario di fondazione dell'Istituto, infatti, viene riportata l'effigie del Pini affiancata a quella di Pietro Panzeri. Una statua ubicata nel cortile interno dell'Istituto, ricorda il Panzeri in atteggiamento bonario e rassicurante mentre tiene tra le braccia un bambino e con piglio deciso ne analizza la conformazione innaturale dell'arto.

La dedizione pressoché totale ai propri impegni nacque anche dal fatto che il  Panzeri non si sposò mai e non ebbe quindi una famiglia propria, ma considerava i piccoli pazienti ricoverati la sua numerosa famiglia. A Milano dimorava all'interno dell'Istituto: quattro stanze al primo piano nel padiglione centrale, dove, fino al 1896 la madre trascorse la vecchiaia. Con amore paterno utilizzò spesso quel suo appartamento per accogliere ed isolare dei piccoli infermi che coi loro lamenti potevano disturbare gli altri. Anche nei suoi viaggi a Parigi o a Vienna usò, quando possibile, accompagnarsi con qualcuno dei giovani in cura.
Infaticabile Pietro Panzeri fu generosamente disponibile ad assumersi molteplici incarichi che gli vennero proposti da più parti.
Oltre all'indiscusso impegno morale nella sua vita, ebbe quindi l'opportunità di portare avanti anche il proprio impegno civico e politico divenendo presidente dell'Associazione Sanitaria Milanese, consigliere dell'Istituto Sieroterapico, nel 1891 promosse la nascita della Società Italiana di Ortopedia.
Nel 1894, oramai ampiamente diffusasi la fama di Panzeri quale amministratore capace e soprattutto medico e chirurgo eccezionale, gli fu presentata la richiesta, benché impegnato alla direzione dell'Istituto dei Rachitici, di dirigere e avviare l'Istituto Ortopedico Rizzoli in Bologna, fondato per volere del chirurgo bolognese Francesco Rizzoli che nell'anno della morte lasciò la propria eredità per fondare un istituto ortopedico nella Villa Reale di San Michele in Bosco. Questo importante impegno occupò il Panzeri per due anni, trascorsi tra Milano e Bologna, anni che segnarono il definitivo avvio dell'Istituto, oggi il maggiore centro di medicina ortopedica d'Europa, lasciato poi nella mani del chirurgo bolognese Alessandro Codivilla suo collaboratore.
Divenne inoltre consigliere ed assessore del Comune di Milano. Si presentò anche come candidato politico del Collegio di Cantù ma non fu eletto.
Fu molto stretto, invece, il legame affettivo con il paese di Cucciago dove Panzeri trascorse gran parte dei periodi che i numerosi impegni gli concedevano. In Cucciago egli dimorò nell'edificio, allora di proprietà della Fabbriceria della Parrocchia, a fianco del Santuario della Madonna della Neve. La madre del Panzeri dimorò per parecchi anni in corte Pedroni e fu proprietaria di circa 64 pertiche di terreni, coltivati prevalentemente come aratori, oltre alla casa colonica in via Del Pozzo comunemente denominata ai Cassina, la Corte Terraneo, dove allora si trovavano le dimore dei contadini e la loro rimessa del cavallo, oggi interamente demolita. Nel 1898 richiese l'autorizzazione per la costruzione all'interno del cimitero di Cucciago di una cappella funeraria per accogliere le spoglie della madre defunta. Venne quindi abbattuto il muro che delimitava il cimitero a ovest raddoppiandone l'estensione. Al centro del nuovo perimetro fu costruita la cappella della famiglia Panzeri.
Dal 1893 al 1899 Panzeri fu Consigliere della Giunta Municipale di Cucciago ove, il 2 Febbraio 1900 fu eletto sindaco; il mandato venne interrotto anticipatamente a causa della morte avvenuta il 13 Aprile 1901.
La cronaca narra che dopo aver lavorato tutto il giorno Panzeri trascorse la serata cenando nell'Istituto con la propria famiglia di pazienti. Terminata la cena, dopo una breve passeggiata in giardino, decise di coricarsi. Chiese, quindi, ad una delle assistenti dell'Istituto, come spesso faceva, di leggergli il giornale. Terminata la lettura il Panzeri, assopitosi, si svegliò un momento e chiese l'ora: le otto e mezzo. Non molto dopo sentì male al cuore. Morì di sincope cardiaca a cinquantuno anni. Le sue spoglie riposano nella cappella di famiglia Panzeri e Savoja all'interno del cimitero di Cucciago.


Daniele Salamoni

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